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Storia del pomodoro

Storia del pomodoro: dalle Ande del Sud America alla vostra tavola

Il pomodoro è sicuramente tra gli alimenti più consumati al mondo ma pochi sanno che dietro il suo imparagonabile gusto si cela un’incredibile storia. Un viaggio partito dalle antiche civiltà Azteche fino a diventare alimento principe della dieta Mediterranea e non solo.

In questo articolo ripercorreremo le tracce del pomodoro in giro per il mondo: dalla sua scoperta all’approdo in Europa, fino ad arrivare ai giorni nostri. Un mix di avventure e sapori inediti che ha sancito la prima (e non l’ultima) operazione di scambio alimentare della storia umana.

La storia del pomodoro: il nuovo mondo

La storia del pomodoro ha inizio nelle Ande del Sud America e dell’America Centrale, più precisamente tra le popolazioni di Perù, Colombia e Messico. Luoghi in cui le popolazioni indigene ne avevano raccolto i frutti per secoli. La parola tomato (ovvero pomodoro in inglese) deriva, infatti, dalla parola azteca xi-tomatl che definiva genericamente una cosa rotondeggiante e rigonfia. Furono proprio gli aztechi, durante l’occupazione spagnola, a far conoscere a Hernan Cortes (i frutti di questa straordinaria pianta.

Dal Messico i semi giunsero in Europa al seguito di coloni e missionari che, prendendo in prestito il nome utilizzato dagli indigeni, lo chiamarono tomate. Tuttavia, a differenza di quello che si pensa, i “tomate” importati dal nuovo mondo erano due: il pomodoro e il tomatillo, anch’esso appartenente alla famiglia delle Solanaceae.

Il pomodoro in Europa

Le prime tracce del pomodoro in Europa risalgono alla prima metà del XVI secolo quando arrivò, stando alle testimonianze dell’epoca, nel porto di Siviglia. I primi pomodori importati in Europa erano gialli, piccoli e a forma di pera, e venivano usati principalmente come ornamento. Non erano molto popolari come alimento perché erano considerati velenosi poiché si scoprì che appartenessero alla famiglia delle Solanaceae, una pianta velenosa.

Nel tempo, incrociando varietà diverse, i coltivatori europei riuscirono a selezionare quelle più grandi e saporite, diffondendo così la coltivazione per uso alimentare. Il nome “pomodoro”, inoltre, lo si deve ad un erborista italiano Pietro Andrea Mattioli che definì i frutti gialli della pianta “mala aurea”, cioè mela d’oro.

L’approdo in Italia

Beneficiando dell’ottimo rapporto tra i Borbone e  le famiglie regnanti spagnole, il primo Paese europeo ad importare la pianta di pomodoro fu proprio l’Italia. Diffusasi principalmente nella parte meridionale dello Stivale, la prima ricetta napoletana di cui abbiamo testimonianze fu la “salsa di pomodoro alla spagnola” nel 1692.

La diffusione del pomodoro nel nostro Paese, fu tuttavia assai lenta: la diffidenza iniziale verso il nuovo frutto, non associabile a nessun cibo già conosciuto, ne fermò a lungo le potenzialità gastronomiche. Infatti, solo nel ’700, inizierà il periodo della “sperimentazione” gastronomica che sfocerà nell’800 nella diffusione più ampia simile a come la conosciamo.

Oggi, i pomodori sono coltivati in tutto il mondo e sono un ingrediente comune in molte cucine. Sono utilizzati in una vasta gamma di piatti, dalle insalate alle salse, alle zuppe e alle minestre, nonché per la preparazione di succhi e conserve. Ricchi di sostanze nutritive, i pomodori sono un alimento imprescindibile nella dieta Mediterranea.

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